Presenti poco più di venti rappresentanti di quasi tutti i continenti ad eccezione dell’Africa, abbiamo vissuto e trascorso giornate intense e coinvolgenti, impegnati anche nei dopocena con la visione di un film sul Tema dell’Inclusione che porta alla reciprocità.Giovani americani di varie razze, frequentanti un college,
per nulla collaborativi anzi divisi in gruppi razziali che si lottavano tra loro, vedono nell’arrivo di una nuova docente di lettere, giovane sposa e figlia di un ex preside, un’opportunità per continuare ad essere e fare ciò per cui erano stati messi in classe speciale.La nuova docente sconvolge la classe e mette in crisi la dirigenza scolastica e la scuola. Attraverso nuovi stimoli e la costruzione di rapporti veri, punta a realizzare con loro e tra loro esperienze collaborative nella scuola e fuori nel sociale. Ci riesce, pagando il tutto con il fallimento del proprio matrimonio.
Un momento significativo del Seminario è stato “fare esperienza di studio in modo collet
tivo.” Abbiamo letto due brani illuminanti di Chiara: “La Resurrezione di Roma” e “L’Attrattiva del Tempo Moderno”, su cui ciascuno è stato invitato a riflettere in chiave pedagogica ed a scrivere le proprie riflessioni per poi confrontarlo in piccoli gruppi. Abbiam concluso con la comunicazione a tutti i partecipanti di quanto evidenziato nei gruppi di studio e lavoro con il risultato di un grande arricchimento reciproco.. Vera Araujo, nei giorni seguenti, suggeriva che se nella comunicazione si fossero evidenziate prospettive diverse, punti o posizioni opposte, occorreva non scontrarsi, ma riflettere ancora meglio e comunicare, la volta seguente, quanto maturato”.
Un altro aspetto rilevante, oltre che nuovo, del Seminario Internazionale di Pedagogia di quest’anno è stato mettere in comune quanto realizzato dalle diverse commissioni del Mondo. Attraverso vari power point abbiamo conosciuto importanti iniziative realizzate in USA e CANADA. Bellissimo, anche, quanto comunicato dai paesi di lingua tedesca: un anno incontrano un grande pedagogista, approfondendone i contenuti, l’anno seguente aggiornano al largo del lavoro svolto e delle problematiche pedagogiche attuali. Interessante quanto evidenziato dall’America Latina, specie dal Brasile; mentre avvincenti sono state le presentazioni del progetto e del lavoro realizzato in due scuole materne di Croazia e Slovenia, di cui abbiamo visionato due video, oltre a diversi aggiornamenti.
Nel pomeriggio del Secondo giorno abbiamo vissuto un momento rifondativo, riandando attraverso un’intervista di Teresa De Boi a Michele de Beni e a Bepi Milan, ai primi tempi dell’ Inondazione della Pedagogia, ribadendo che la premessa di ogni attività, in modo speciale per pensare ed agire pedagogicamente, è fare esperienza di laboratorio per riavviare e rivitalizzare i rapporti, in modo che l’antropologia ritorni ad essere il fondamento dell’agire. Hanno poi fatto una precisazione sull’ essere e lo stile educativo del movimento legandolo alla sua storia, caratterizzata come percorso formativo e quindi con un proprio progetto educativo. Bepi Milan ha ricordato tra gli iniziatori della commissione centrale, oltre p. Andrea e Francesco Chatel, anche Carla Marchesoni, una delle prime focolarine, che Chiara volle membro della commissione centrale; di lei ha detto: “aveva una grande capacità di sorridere ed accogliere”. Tale affermazione è stata condivisa da molti presenti che l’hanno conosciuta ed ha continuato sul nuovo metodo di studio: ”nello studio, noi appartenenti alla commissione, partivamo sempre dall’unità poi lavoravamo singolarmente ed infine rimettevamo in discussione il tutto e provavamo a stendere quanto da ciascuno ritenuto giusto’¸ questo era, per noi, lavorare con Gesù in mezzo. Bepi Milan ci ha comunicato quanto accaduto durante l’incontro con Chiara. Dopo averla aggiornata, ha suonato e cantato una propria composizione dal titolo: “Figli dell’infinito, noi siamo.”. Canzone melodicamente bella e con parole significative, ripetuta a noi più volte tanto che all’unanimità abbiamo deciso di considerarla: Inno Simbolico dell’Inondazione della PEDAGOGIA. I versi che hanno maggiormente colpito, credo tutti, sono stati: “Figli noi siamo, figli di un paese che ci vive dentro, figli di un cielo, figli dell’Infinito…ogni muro è un sentiero…” .
Insieme abbiamo ripercorso le varie tappe dell’Inondazione, partendo dalla laurea Honoris causa in Pedagogia, offerta dall’Università di Washington a Chiara, a cui hanno collaborato nella preparazione e presenziato, tra gli altri, Bepi Milan e Michele De Beni. In quell’occasione una chiesa divenne Aula Magna per accogliere più di 5000 persone, cosa che diede l’impressione di trovarsi dinanzi ad una scuola di popolo. In quella occasione Chiara nella lectio Magistralis, mise in correlazione teoria/prassi – pensiero/vita ed al termine, stringendo la mano a Michele De Beni, disse: “E? vero Michele, che ce l’abbiam fatta?”. Bepi ha commentato: “E’ stata un’esperienza bellissima” in quanto Chiara aveva chiesto a noi di collaborare al fine di offrire i suoi pensieri/vita con un linguaggio adatto ed efficace. Carla Marchesoni disse a riguardo, nel 2004, che era stato “una comunione nuova, tutta rivestita di Pedagogia”. Dopo la laurea Chiara volle incontrare 7000 Bangwa, in maggioranza musulmani, che la riconobbero come Madre.
A riguardo Una novità del Seminario Int. di quest’anno: La presentazione di tesi laurea e dottorati in Pedagogia. Alcune realizzate a Loppiano presso l’Università SOPHIA, altre in Italia e all’estero. L’ascolto delle relazioni sui temi delle lauree e dottorati in diretta o via satellite con vari paesi come Africa, Sud America ed Europa orientale, ha significativamente sorpreso noi presenti. Michele De Beni, presentandole, ha detto: “Tutto nasce dal fatto che l’attuale crisi oltre che globale è anche crisi di coscienze e l’Educazione è la priorità per realizzare una cultura nuova. Ha poi affermato: “nella nostra società c’è il tradimento dei padri verso i figli…..occorre interrogarsi: Chi educa oggi? E la risposta potrebbe essere la seguente: “Oggi i genitori hanno abbandonato i loro figli agli psicologi, ma i giovani, in genere, non hanno bisogno di risposte cliniche, bensì educative”. Le tematiche delle tesi hanno riguardato: Cultura, Intercultura, Conflitto, Prosocialità ed altre più particolari come “Pedagogia della parola” “ Linee pedagogiche in Chiara Lubich” “La relazione come Terzo tra educante ed educando”. La tesi specialistica sulla Scuola RAGGIO DI SOLE’ della Croazia ha evidenziato che qui si vive quanto si insegna. Un altro tema ha approfondito: “La gestione non violenta dei conflitti”. Tutti i lavori erano legati da un filo rosso: Il carisma spirituale e le conversioni ad una vita nuova. Concludendo, Michele De Beni ha commentato: l’EDUCAZIONE non è una scienza, ma è l’EDUCATORE. La relazione educativa precede ogni cosa: lo studio e le varie attività. L’educatore deve essere un mediatore credibile tra l’insicurezza dei ragazzi/e e quella verità a cui i giovani anelano e la Relazione é dialogo delle coscienze ed ha posto questo interrogativo “se non si entra nelle coscienze a cosa servono il sapere e le conoscenze?” Una sua affermazione mi ha segnato profondamente: “La crisi della nostra vecchia Europa è un tradimento anche per i musulmani… tra il nostro dire e il nostro operare e poi una vera INCLUSIONE non deve chiudersi in se stessa, ma trasformarsi in RECIPROCITA’ ”.
IL TEMA CENTRALE del Seminario è stato sviluppato con accattivante interesse dal Pedagogist
a, Italo Florin della LUMSA, direttore della Scuola di Alta Formazione "Educare all'Incontro e alla Solidarietà". Al termine sono seguite domande e risposte con i presenti e i partecipanti, via streaming, di varie parti del pianeta. Nel suo intervento il prof. FIORIN ha precisato: “ Il termine INCLUSIONE porta subito a pensare ai BISOGNI educativi
speciali, svantaggi ed altro, ma su questo aspetto la scuola italiana, fin dagli anni 70, si è posto il problem
a dell’inclusione ed ha avuto come punto di riferimento DON MILANI con LA SCUOLA DI BARBIANA attraverso il libro LETTERE AD UNA PROFESSORESSA, a cui seguì il problema dell’inserimento della diversità nella scuola. In quegli anni fu fatta una scelta forte ed incisiva: il Diritto dei ragazzi ad essere presenti e partecipare alla vita scolastica, legge del 1977. Questa legge non parla della disabilità che resta un dovere della scuola, ma non dice cosa e come deve co
mportarsi la scuola. FIORIN ha affermato che se la scuola vuole essere una buona scuola, è necessario che s
ia: ACCOGLIENTE.. prendersi cura- accompagnare – accettare- amare COMPETENTE…in cosa e di cosa? Tante…..metodo – efficacia – competizione o emulazione…? Questi due aspetti non sono divisi, ma inclusi l’uno nell’altro. Ed Il SAPERE, deve essere orientato al fare. Non bastano più teste ben fatte, come affermava il grande sociologo Edgar Morin. Il grande problema della scuola, specie in Italia, secondo Florin, è la perdita di molti studenti lungo il percorso. Ciò dovrebbe stimolarci a realizzare UNA SCUOLA INCLUSIVA, che è tale se contiene tre aspetti:
1. CULTURA - a livello culturale in Europa abbiamo due diversi modelli di scuola. Tutti pensiamo che essa deve insegnare ad apprendere, ma la decliniamo in modi diversi: il modello funzionalista intende la scuola come risposta alle domande del mercato, a ciò che è utile. Tale posizione é presente in tanti documenti europei. L’altro modello, quello personalista punta sull’ apprendere affinché ciascuno sia se stesso, conosca, impari a vivere, a collaborare e a stare con gli altri.
2. POLITICHE – sono le scelte concrete della e per la vita scolastica.
3. PRATICHE - si può insegnare avendo una dimensione inclusiva. Ad esempio entrare in classe e pensare che siamo tutti speciali, tutti abbiamo dei bisogni. Quindi una didattica inclusiva è per tutti. Afferma che la RELAZIONE è IL CUORE DELLA DIDATTICA, occorre relazione tra educazione ed apprendimento. La didattica va interpretata in maniera bilaterale. Una scuola così è una scuola di RELAZIONI, quindi una scuola comunità. Alla base di questa piramide educativa c’è l’accettazione dell’altro – una fiducia incondizionata.
Nel dibattito seguito alla relazione si è parlato, da parte degli italiani, di BUONA SCUOLA. Un programma di riforme della scuola in Italia. Secondo lui la meritocrazia non deve dividere i docenti tra buoni e cattivi, tra migliori e non, ciò non creerebbe la scuola comunità educativa, ma competitiva. Afferma di non aver notato per quanto fin qui letto e studiato un ORIZZONTE O UNA VISIONE DI SENSO, ma l’approfondimento e la so
luzione di tanti particolari significativi: risoluzione del precariato, l’utilizzo degli insegnanti perdenti posto ecc. Condivide che debba esistere una carriera insegnante, ma che debba essere collegata ad un supplemento di formazione, gestita direttamente dalle università. Ha notato in una risposta che possiamo trovarci dinanzi a docenti che hanno una buona tecnica relazionale, una buona empatia, ma non sanno accogliere, non hanno né compassione - cum patire - e neppure cura ed a riguardo cita Bruner ed altri. Per il primo l’educazione è pericolosa perché introduce il senso della possibilità, cioè del futuro; egli infatti parla di passato, presente e futuro. E’ in tale prospettiva si situa il tema dell’Educazione alla cittadinanza attiva. Secondo il prof., è bene che la scuola custodisca questa responsabilità civile. Poi presenta il pensiero di Pannikar che considera l’ Intercultura, sovversiva, perché implica una disobbedienza culturale ed infine parla di Danilo Dolci secondo cui “trasmettere non è comunicare”.