Cadine (Trento),9-10 ottobre 2010
(Commissione Internazionale EdU)
Un cordiale benvenuto a tutti.
Questo incontro pedagogico, promosso da EdU (Educazione-unità), si caratterizza questo anno per la partecipazione a livello europeo e non solo.
Ma da dove nasce EdU e quale sono i suoi obiettivi?
EdU è nata su impulso di Chiara Lubich (fondatrice del Movimento dei Focolari) che, in seguito al conferimento della laurea h.c. in pedagogia, da parte dell’Università di Washington nel novembre del 2000, ha invitato alcuni esperti in scienze dell’educazione ad iniziare in modo sistematico uno studio e una ricerca insieme, per enucleare le linee di una teoria dell’educazione ispirata alla spiritualità dell’unità.
In questi anni si è andata costituendo nelle varie nazioni del mondo una rete di pedagogisti ed educatori impegnati a confrontarsi su finalità, metodi e risultati educativi, per arrivare insieme ad esprimere le linee di una pedagogia dell’unità attraverso le specifiche forme e categorie della riflessione in campo educativo.
Oggetto di studio e di ricerca il ricco patrimonio di scritti, discorsi, pubblicazioni di Chiara Lubich, e insieme le esperienze in campo educativo fatte all’interno del Movimento, delle quali si cerca di approfondire il metodo e la tipologia, per trarre, dalla vita, percorsi, metodologie e idee pedagogiche nuove.
EdU è dunque un’espressione del Movimento dei Focolari, che certamente molti di voi conoscono e che ha avuto la sua origine proprio qui, nella città di Trento.
Chiara Lubich era una ragazza poco più che ventenne quando nel 1943, nel clima di odio e distruzione portato dalla guerra, per un dono dall’Alto scopre un Ideale che nessuna bomba poteva far crollare: Dio, Dio-Amore, che ci parla con Parole di Vita scritte in un libro, il Vangelo, che va vissuto alla lettera, con fedeltà, giorno per giorno.
Da questa scoperta nasce un nuovo stile di vita, una nuova corrente di spiritualità inizia nella Chiesa; la Spiritualità dell’unità.
Da essa prende vita il Movimento dei Focolari, oggi diffuso in oltre 182 Paesi, impegnato a suscitare ovunque comunione, fraternità, unità, in una prospettiva ecumenica, interreligiosa e interculturale. Una dialogo capace di innovare non solo gli ambiti di spiritualità, ma anche quelli della cultura, come stanno a dimostrare i sedici dottorati h.c. conferiti a Chiara Lubich; i vari riconoscimenti e premi di cui è stata insignita, tra i quali il Premio Unesco per l’educazione alla pace; le molte cittadinanze onorarie assegnatele. Proprio quest’anno ricorre il 10^ anniversario del conferimento a Chiara della laurea h.c. in pedagogia all’Università cattolica di Washington.
In questi oltre sessant’anni di vita, la spiritualità dell’unità si è rivelata sempre più chiaramente generatrice di linee di pensiero capaci di contribuire ad aprire nuove vie verso una cultura rinnovata, una cultura cioè portatrice di valori positivi, che pone al centro dei propri interessi la persona umana, vista come essere in relazione, aperta al trascendente.
All’elaborazione di queste linee di pensiero sono impegnati un gruppo di esperti in varie discipline che compongono un centro studi interdisciplinare.
Un altro, ulteriore, sviluppo in campo culturale è l’avvio di un dialogo, improntato alla reciprocità, con il mondo della cultura nelle sue varie espressioni: politica, economia, arte, media, pedagogia, psicologia, diritto, architettura, sociologia, medicina, scienze ambientali, sport. Attraverso convegni, seminari, incontri, forum, si intende offrire un apporto specifico di idee ispirate al paradigma dell’unità, in un confronto aperto con quanto ogni disciplina ha prodotto nel corso della storia. Un processo, questo, in pieno sviluppo che investe campi sempre nuovi.
È in questo contesto che si colloca anche l’attività di studio e di ricerca di EdU.
E veniamo ad oggi, al nostro convegno “Educazione, un atto d’amore”. Un titolo emblematico, che da una parte vuole esser da stimolo ad una presa di coscienza più consapevole del vuoto esistenziale che trasversalmente passa tra le generazioni, dall’altra intende porre a ciascuno di noi educatori la domanda più alta e coraggiosa, ma nello stesso tempo più provocatoria, spesso drammatica, che possiamo fare a noi stessi e ai giovani a noi affidati: “Che senso ha tutto cio? Il mio studiare, camminare, riposare, pensare, competere, perdere, non arrendersi, ricominciare? Ha senso l’amare l’essere amati? E questo riguarda l’educazione?
È ormai noto che la società occidentale sta attraversando una profonda crisi di valori; una crisi d’identità con drammatici effetti negativi sulle giovani generazioni, tanto da far parlare di “emergenza educativa”[1], forse la più difficile da affrontare, anche perché molti e forti i condizionamenti che entrano in gioco oggi nell’educazione .
Nei due giorni di questo convegno europeo, intendiamo cercare insieme una lettura della questione, partendo prima di tutto da noi stessi, e promuovere tra noi la consapevolezza dell’urgenza oggi di cercare una comune strategia educativa: cultura del rispetto, del dialogo e della reciprocità, la sola capace di promuovere un nuovo, autentico “Rinascimento”.
Vorremmo condividere con ciascuno la riscoperta, ogni volta nuova, che sapere che cosa è l’educazione non significa solo sapere di una tecnica, ma vivere un dialogo. Non è solo questione di scambio di conoscenze, perché l’educazione non riguarda unicamente il sapere. Poiché impegna la vita, è una questione di amore, di condivisione di una medesima saggezza.
E’ chiaro che tutto ciò ha a che fare con la cultura dell’educatore, ma prima di tutto con la sua vita. La cultura dell’educatore non basta. E’ la sua umanità che può promuovere lo sviluppo. Un’umanità che non esclude, ma include la cultura. Un atto di fiducia e di coraggio nell’educazione, che richiede di saper spingere lo sguardo più in alto, al di là delle proprie competenze e delle proprie abilità, per condividere e per essere, insieme all’educando, alunni della medesima Verità.
Vorremo, qui, tutti insieme raccogliere questa “sfida educativa”[2]. Non un tema qualunque, ma che riguarda un processo umano primordiale, in cui entrano in gioco le stesse strutture portanti, i fondamentali dell’esistenza dell’uomo e della donna: la relazionalità, il sapere e il pensare, il bisogno d’amore e di esser amati. Non indicazioni tra le tante per l’educazione, ma finalità che vanno alla radice del nostro essere, dei suoi bisogni ancestrali e diritti irrinunciabili.
Ma quanto oggi ne siamo consapevoli? E quante energie, quanto tempo e disponibilità siamo disponibili oggi a investire in questa direzione?
E’ una passione che va ritrovata e rivivificata, prima di tutto in campo educativo. E’ questa anche l’aspettativa e il sincero auguriamo che rivolgiamo reciprocamente a ciascuno di noi.
[1] Secondo un’indagine del 2007, più del 60% delle famiglie italiane considera l’educazione come la “prima emergenza nazionale” (cfr. Fondazione per la Sussidiarietà, Sussidiarietà ed educazione, Mondadori Università, Milano 2006) .
[2] Comitato per il progetto culturale della CEI ( a cura di), La sfida educativa, Laterza, Bari, 2009.