1. Nell’introdurre questo nostro convegno ci sembra utile presentare, in breve, il Movimento dei Focolari, almeno per chi non lo conosce. Infatti il Movimento è il ceppo su cui fiorisce e di cui è un’espressione anche questo nostro convegno.

Il suo inizio risale agli anni 40, durante la seconda guerra mondiale, a Trento nel Nord Italia. E’ una delle realtà ecclesiali, aperte all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, apparse nel ventesimo secolo, effetto e frutto non solamente di forze umane, ma principalmente di un carisma e cioè di un dono dello Spirito che segue la storia e le offre, di epoca in epoca, aiuti particolari secondo i bisogni.

La scintilla ispiratrice che tocca interiormente Chiara Lubich, allora ventenne, e con lei le sue prime compagne, è la scoperta di DIO-Amore: una rivelazione! Per uno speciale dono dello Spirito, di fronte al crollo di tutte le cose e di ogni ideale, scelgono Dio come unico Tutto.

Una nuova luce illumina la loro vita. E’ una potente, straordinaria “lezione” di Dio che le apre ad una comprensione nuova del Vangelo e le spinge a mettere in pratica subito ogni sua Parola. Emergono particolarmente quelle Parole che sottolineano l’amore, come legge fondamentale del cristiano. “Il Maestro”, invisibile, ma presentissimo, le concentra sul comandamento dell’amore scambievole, sul testamento di Gesù sull’unità, pagina che diverrà la “magna charta” del Movimento nascente, potremmo dire il “programma educativo”. 

Inizia una nuova avventura che via, via - perché l’amore è contagioso - coinvolgerà decine, centinaia, migliaia di persone.

Da questa vita, tutta evangelica, nasce un’Opera, radicata su verità eterne, che si sono stagliate come i cardini di una nuova spiritualità, la spiritualità dell’unità o di comunione, come l’ha definita Papa Giovanni Paolo II°.

Quest’Opera, appunto perché opera di Dio in terra, si è vista fiorire nelle manifestazioni più svariate: nell’economia, nell’arte, nella medicina, nell’ecologia, in tutte le scienze. 

Una nuova corrente di rinnovamento spirituale, certo, ma non solo. Infatti la luce di questo carisma, toccando le persone, non le rinnovava soltanto a livello spirituale , ma nel loro agire umano, concreto, quotidiano così da renderle sempre più capaci di incidere con la loro nuova vita nel tessuto sociale dove operavano. E si andava sperimentando che tutti gli ambiti della vita umana potevano essere illuminati, trasformati, in ogni contesto, e, per l’espansione rapida del Movimento, a tutte le latitudini.          Agli inizi degli anni 60 già si potevano radunare le persone per “mondi” di appartenenza - si diceva – come il mondo della politica, dell’arte, dell’educazione, ecc.

Cominciava, con la vita, la trasformazione della società “dal di dentro”. Prende corpo il Movimento Umanità Nuova, diramazione del Movimento dei Focolari nel sociale: una ricchissima realtà sociale e culturale, sulla quale non posso ora soffermarmi.

Il Movimento arriva fino ad oggi, in 186 nazioni, nei cinque continenti, – lo vediamo qui nel nostro convegno - ed entra in dialogo con tutte le culture. Prendono avvio un’infinità di opere, di azioni di iniziativa sociale, come risposta concreta ai bisogni delle varie aree dove il Movimento opera. Nascono, crescono e si moltiplicano cittadelle, ciascuna con caratteristiche specifiche secondo i vari contesti.

Ma, da alcuni decenni, lo Spirito ha aperto nuove frontiere. Viene sempre più in evidenza che l’Opera è anche una fonte di dottrina, come aveva auspicato, con convinzione per il carisma ricevuto, Chiara Lubich fin dagli anni ‘50. Nasce la Scuola Abbà – il Centro Studi del Movimento - come luogo, fucina della nuova dottrina, del nuovo paradigma che emerge dal carisma dell’unità, scuola che raccoglie esperti delle più varie discipline. Una conferma molto evidente di questo nuovo orizzonte, viene pure dalle numerose lauree h.c. offerte a Chiara dagli anni 90 in poi. Tra queste la laurea in pedagogia conferitale dall’Università di Washington nel novembre 2000.

Si intravede sempre più chiaramente come lo Spirito sta inondando – per usare un termine di S. Giovanni Crisostomo[1] - tutte le realtà umane, tutte le scienze. Viene sempre più in luce, cioè, la penetrazione forte e intensa della vita e della luce del carisma dell’unità nelle varie realtà umane.

 
Ma veniamo ora alla pedagogia, al nostro convegno.

Nel febbraio 2002 Chiara Lubich invita alcuni esperti in scienze dell’educazione ed animati dello spirito di unità, ad iniziare in modo più sistematico uno studio e una ricerca insieme, a riflettere sul ricco patrimonio di luce che Dio le ha donato in questi più di sessant’anni di vita dall’inizio del Movimento - scritti, discorsi editi e inediti, pubblicazioni, ecc. – per enucleare la nuova pedagogia dell’unità. Senza tralasciare quanto il pensiero umano ha prodotto nel corso della storia in ordine alle scienze dell’educazione. 

 

Sono stati elaborati i primi lavori, tra cui le riflessioni inserite nel programma di questi giorni. Contemporaneamente sono pure materiale di studio tutta la vita, le esperienze di carattere educativo fatte nel Movimento - le scuole sorte accanto alle cittadelle, progetti di formazione i più vari a breve e lungo termine, ecc. ( l’elenco sarebbe lungo!) – e si cerca di approfondirne il metodo, la tipologia per estrarre, dalla vita, teorie nuove, percorsi nuovi, metodi nuovi, idee pedagogiche nuove. 

Siamo in cammino. E non solo con il gruppo centrale, ma pian piano in questi quattro anni si è andata formando una rete nelle varie zone del mondo. Ci lega a tutti un modesto Notiziario, finora ne abbiamo fatti quattro, ma ci accomuna soprattutto la passione di vivere in profonda unità questa avventura, perché sia il Maestro per eccellenza a guidarci. Anche la preparazione di questo convegno e il programma che umilmente proponiamo è frutto del contributo e di una grande comunione fra tanti qui presenti.

Vorremmo fosse questo pure l’intento primario del convegno: creare rapporti di comunione in un dialogo reso ancor più ricco dalla presenza di persone e gruppi appartenenti – come abbiamo visto – ad aree culturali e religiose diverse. E, attraverso il programma che verrà svolto, trovare insieme delle linee pedagogiche universali, per poterle diffondere a beneficio di molti che oggi attendono risposte dall’educazione. 

 
                                                                                     Carla Marchesoni
  

2. Come sapete questo è il 1° Convegno internazionale promosso da EdU-EducazioneUnità[2]. EDU è un’Associazione del Movimento dei Focolari per lo studio e la ricerca in campo pedagogico. EducazioneUnità, appunto, allo scopo di dare impulso ad una corrente di pensiero che porti al centro dell’interesse delle nostre comunità la vocazione educativa come espressione per eccellenza della vocazione all’unità: tra educando ed educatore, tra educatori, tra gruppi, tra teorie e modelli, tra teoria e pratica, tra pratiche educative.

Non si può prescindere, quindi, dalla relazione come elemento costitutivo, anima, icòna dell’educazione. Senza di essa, non solo l’istruzione, ma la nostra umanità perderebbero la loro dignità, perché sradicate dall’ancestrale bisogno, dall’essenza stessa dell’uomo come essere in-relazione.

Occorre far crescere una cultura della relazione, quindi, pronta a raccogliere quelle sfide che la complessità globale pone non solo alla politica, al mercato, alla scienza o alla tecnologia, ma soprattutto all’educazione, capitale sociale primario di ogni civiltà.

Per questo c’è bisogno di competenza, ma anche di passione, di coraggio, che dia occhi per vedere vette più alte a cui mirare! Ed ecco, allora, che la figura, il ruolo, la persona dell’educatore, dell’insegnante, del maestro, va rivalutata come “cuore” di ogni comunità. L’educazione è un dono molto prezioso, ma altrettanto lo sono i suoi educatori.

Non si può negare che è in atto un grande sforzo mondiale per vincere l’analfabetismo dei popoli. Ma contemporaneamente all’orizzonte si profilano, soprattutto per le società più opulente, tutti i rischi di un nuovo analfabetismo: quello delle coscienze. Per questo, più di tutto, serve ri-creare una cultura morale dell’educazione, uno slancio più generoso per una vocazione straordinaria: diventare ed essere maestri.

 

Da questi rapidi cenni si possono comprendere anche i motivi che hanno ispirato il titolo e il programma di questo Convegno: “E per scuola…una città”, a sottolineare l’urgenza di riportare al centro dei nostri interessi una filosofia ed una pratica che rivalutino la forza educativa della comunità e dei suoi educatori.

Oltre al titolo ora vorremmo presentarvi brevemente i contenuti, ma soprattutto il metodo che ci auguriamo segni i passi che percorreremo insieme.

Un tema farà da sfondo a tutte le varie sezioni di lavoro: “Gesù Maestro” di Chiara Lubich, non tanto come lezione pedagogica, ma lezione di vita, sguardo elevatissimo che anela, cerca, coltiva l’amore per un Ideale, mèta verso cui anche ogni educatore dovrebbe tendere per dare fondamento alla sua azione. Infatti senza finalità, né modello di riferimento l’educazione stessa si ridurrebbe a semplice didatticismo o espediente senza orizzonte. Ridare nuova dignità, quindi, alla ricerca di senso, che richiede di sapersi ri-mettere alla scuola dei Grandi Maestri di vita e cercare nel dialogo ideale con i loro insegnamenti quelle ragioni fondative che sappiano intravedere oltre le semplici analisi di tipo descrittivo, fenomenologico o soggettivistico.

Aprirà fra poco una tavola rotonda con studiosi provenienti da aree culturali e geografiche differenti. A loro il compito di fornirci qualche spunto di riflessione riguardante situazioni e bisogni educativi emergenti in diverse regioni del mondo.

La struttura portante delle 5 sessioni in cui si articolerà il Convegno sarà costituita da alcune riflessioni pedagogiche che tratteranno della figura e della funzione dell’educatore, del metodo educativo, del senso del conoscere e del pensare, della scuola come vita, dell’esigenza di dar vita ad una pedagogia di comunione, ad una pedagogia dell’unità.

Ad ogni relazione seguirà la lettura pedagogica di alcune esperienze che riguardano Scuole e Comunità che da anni sperimentano prassi di ricerca e regole applicative di vasto interesse educativo.

Ci sarà spazio inoltre per brevi comunicazioni informali che alcuni dei presenti porteranno come testimonianza del personale impegno nel campo dello studio e della pratica dell’educazione. 

A queste seguirà una sezione importante di dialogo più diretto tra tutti:  tre laboratori su altrettante aree riguardantila comunità educativa, la relazione educativa, l’educazione del pensiero. In una successiva tavola rotonda saranno messe in comune e discusse le linee fondamentali emerse da ciascun laboratorio.

Un momento significativo, dal chiaro riferimento simbolico, sarà una seconda tavola rotonda con la presenza di esperti in diverse discipline che dialogheranno sull’apporto che insieme le scienze possono dare all’educazione. Ciò dovrebbe favorire anche una più profonda consapevolezza dell’identità dell’educazione e dei suoi rapporti a livello interdisciplinare.     

 

Prima di iniziare i lavori ci premerebbe anticiparvi una riflessione di metodo che , nei vari momenti del convegno, verrà più volte ripresa. Essa si basa sull’invito di Gesù: “E non fatevi chiamare ‘maestri’ perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo”. Gesù, è ovvio, non intende affermare che la comunità non abbia bisogno di maestri, ma di testimoni di vita, orientati non su se stessi ma reciprocamente, gli uni verso gli altri e, insieme, verso  l’Amore. Vorremmo,quindi, caratterizzare il nostro stare insieme in questi giorni, il nostro pensare come un pensare vero, che è tale se non si ripiega su di sé ma sa farsi pensiero esodale; se da monologo sa farsi racconto e dono di sé a se stessi e di sé agli altri, e se sa farsi dialogo con il proprio mondo interiore, con gli altri, con la cultura.

 

Il nostro impegno, quindi, è di dar vita a comunità sempre più ricche di quel reciproco interesse che fa degli individui persone in comunione tra loro. Una comunità, questa, che sa prendersi responsabilmente cura dell’educazione e donarsi senza sosta, con coraggio; sa ricominciare e, per amore, riprendere insieme ai propri giovani cammini di speranza. E’ questo l’auspicio e l’augurio che facciamo a ciascuno di noi.

 
                                                                                                                Michele De Beni


 

 


[1] S. Gv. Cr., In Johannem. hom.51; PG 59,284.

[2] nota per regia: qui appare il logo di EDU-EducazioneUnità

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Nella sezione "Studi e ricerche" stiamo pubblicando brevi sintesi di questi lavori e chiederemmo a tutte e tutti coloro che lo desiderano di inviarceli (con eventuale recapito mail per prendere contatti).